sabato 9 giugno 2012

Pitture rupestri sui monti dell'Ossola [Rass.Stampa]

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mergozzo

09.06.2012 - Il caso

Pitture rupestri sui monti dell'Ossola

Il luogo del ritrovamento, per ora, resta segreto

Straordinaria scoperta del gruppo archeologico di Mergozzo

filippo ruberta'
Una  scoperta straordinaria che farà dell’Ossola il punto di riferimento più importante delle Alpi circa le testimonianze di pitture rupestri preistoriche. E’ sta fatta, ai primi di maggio, da due studiosi del Gruppo archeologico di Mergozzo, Elena Poletti e Alberto De Giuli.

Il «tesoretto» è una roccia sulla quale spicca un complesso di pitture realizzate in ocra rossa che si estendono per circa sei metri e sarebbero state realizzate, secondo una prima valutazione, tra il 5000 ed il 1200 prima di Cristo. Le pitture si trovano sotto una balma, lastra di roccia rivolta verso l’interno che fa da protezione, battezzata «la balma dei cervi». Il sito è in una posizione impervia, difficile da raggiungere, ma dal quale è possibile godere un panorama mozzafiato. Ed è forse per questo che chi l’ha individuato per primo, già due anni fa, è stato Livio Lanfranchi, un cacciatore. «Si può dire - racconta Poletti - che questa scoperta è avvenuta nell’ambito del progetto interreg Sitinet, un censimento di siti archeologici e geologici, che si sta svolgendo sotto la regia della Provincia. Stavamo facendo dei rilievi in montagna quando siamo stati avvicinati da Lanfranchi che ci ha messo al corrente di queste pitture che aveva visto».

Dopo qualche tempo i due archeologi, acompagnati dal cacciatore, sono andati sul posto. Un sito del quale, fino a quando la Sovrintendenza dei beni ambientali non troverà le modalità per proteggerlo, non verrà svelata la posizione. «E’ stato un momento di grande emozione - spiega Poletti - quando abbiamo visto queste pitture e abbiamo capito che si trattava di una cosa di portata notevole. Lo si capiva dai pigmenti mineralizzati con cui queste figure erano state disegnate. C’erano altre persone con noi. De Giuli ed io ci siamo guardati in faccia ma non ci siamo detti niente perché temevamo che si diffondesse la notizia in maniera incontrollata».

Rivela sorridendo Poletti: «Ho pensato davvero che questa sia stata la scoperta della vita. Sulle Alpi testimonianze di questa entità non ce ne sono. C’è il piccolo dipinto del cervo all’Alpe Veglia e la composizione di figure umane alla Rocca di Cavour in provincia di Torino. Ma sono poca cosa al confronto». Aggiuge l’archeologa: «Qui si tratta di 37 figure maschili e femminili che si estendono per una lunghezza di 6 metri. E’ un vero e proprio unicum per le Alpi al punto di potere accostare questo complesso alle aree di pittura rupestre dei Pirenei o del Levante Spagnolo. E proprio perché assomigliano a queste ultime fanno pensare che siano collocabili agli anni che vanno dal 5000 al 1200 prima di Cristo». Ora toccherà alla Sovrintendenza, in accordo con la Provincia, definire i percorsi che riguardano la messa in sicurezza e le modalità di fruizione del sito.